Ansia e attacchi di panico

Sempre più persone in Italia oggi soffrono di attacchi di panico. Si stima che più di 600mila persone, in situazioni particolari come guidare l'auto, prendere l'aereo, sostare in luoghi affollati o in luoghi isolati (ascensore) vanno letteralmente in tilt scoprendosi atterriti senza un motivo oggettivo se non la paura per la crisi in corso.
Queste persone vengono colpite da una sintomatologia sia fisica che psichica come difficoltà respiratoria, aumento della frequenza cardiaca, sensazione di malessere con dolore toracico, vertigini, sudorazione profusa, tremori, vampate di calore, sensazione di soffocamento, ansia incoercibile, sensazione di irrealtà, sensazione di svenimento. Le persone vengono colpite da una paura irrazionale di impazzire o di avere un attacco cardiaco.
L'ansia è una sensazione molto angosciate e di forte tormento per chi ne soffre. Il rischio che la persona colpita da ansia rischia è quella di vivere isolati in casa in balia di farmaci sempre tenuti a portata di mano ed assunti ripetutamente in caso di bisogno.

PREPARARSI ALL'INVERNO CON I RIMEDI NATURALI

Tra poco arriva l'Inverno, come possiamo prepararci per prevenire i problemi di salute, senza ricorrere ai farmaci ? Sempre piu spesso in questa stagione fredda si ricorre agli analgesici, agli anti-febbrili, agli anti reumatici, agli antibiotici, con il risultato di intossicare sempre di più il nostro organismo, se invece guardiamo alla Natura abbiamo delle piante che non dovrebbero mancare se ci vogliamo curare in modo naturale. In questo periodo dell'anno, più che in altri, consiglio :

I tre livelli di pensiero: L'Albero

Secondo il modello cognitivo di Beck i livelli di pensiero sono 3 e sono organizzati secondo una sempre maggiore profondità e complessità. I 3 livelli sono come le 3 parti che compongono un albero: le foglie (i pensieri automatici) piccole e caduche, il tronco (le credenze) più solido e strutturato, e le radici (gli schemi) su cui tutto l’albero si regge.

LE FOGLIE: I PENSIERI AUTOMATICI

“Sono la solita incapace!”
“Non me ne va mai bene una!”
“Non riuscirò mai a portare a termine quel compito: è troppo difficile!”
“Gli altri sono sempre migliori di me.”
Si tratta di una sorta di commento interno in cui la persona si impegna in specifiche situazioni. Possono essere coscienti ma possono anche non esserlo. E’ comunque possibile renderli consapevoli se la persona vi presta sufficiente attenzione con un adeguato allenamento.
Per individuare i pensieri automatici è necessario rispondere alla seguente domanda: “Che cosa mi stava passando per la mente proprio allora?”.
Sono pensieri rapidi, brevi, telegrafici anche se tendono a giungere alla consapevolezza della persona in lunghe catene. Ad un pensiero automatico infatti spesso ne seguono altri, sulla stessa scia e con le stesse modalità.
I pensieri automatici legano un evento alla reazione emotiva conseguente.
Esempio
Situazione: incontro una vecchia amica per strada che non mi saluta.
Pensiero automatico: “Le sono sempre stata antipatica.”
Reazione emotiva: rabbia, tristezza

IL TRONCO: LE CREDENZE

“Se sbaglio ancora, allora gli altri penseranno che sono un’incapace.”
“Devo avere successo in tutto quello che faccio.”
“Se fallisco, gli altri mi puniranno.”
“Sono una brava persona solo nella misura in cui sono una persona competente.”
Le credenze rappresentano il livello intermedio del pensiero.
Si dividono in 3 categorie:
1. REGOLE: la persona si da delle regole di comportamento valide per sé o per gli altri. (Es. Devo essere sempre la persona più competente di tutte. Bisogna essere sempre disponibili quando qualcuno chiede aiuto.)
2. OPINIONI: riguardano le opinioni su se stessi, su gli altri e sul mondo. (Es. E’ male/terribile/sconveniente essere persone superficiali/incompetenti/etc.).
3. ASSUNZIONI: assumono la forma di proposizioni “Se…allora.” (Es. Se non faccio il massimo, allora fallirò.)
L’ipotesi è che le credenze abbiano la capacità di far sorgere i pensieri automatici. Spesso le persone non sono pienamente consapevoli delle loro credenze, al contrario dei pensieri automatici che sono più accessibili alla consapevolezza. Esse sembrano però essere la base di molte reazioni delle persone, esprimendosi nelle loro emozioni, nei loro pensieri automatici e nei loro comportamenti.

Malattie di Alzherimer

     La demenza di Alzheimer ha, in genere, un inizio subdolo: le persone cominciano a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari e hanno bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici.

     Per demenza si intende un declino progressivo delle facoltà mentali che in un intervallo di tempo più o meno lungo causa gravi handicap all'individuo e circa il 70% delle demenze progressive nell'adulto sono causate dalla malattia di Alzheimer.

      La demenza di Alzheimer oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati. E’ la forma più comune di demenza senile, uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.
     
     Sembrerebbe che la malattia insorga perchè l'elaborazione di alcune proteine cerebrali, a livello cellulare, avvenga in modo alterato, portando all'accumulo di una proteina tossica nelle cellule e negli spazi intracellulari.

Maschi e femmine: diversi anche a livello cellulare

Le cellule femminili sono più flessibili, abili, forti di quelle maschili, in una parola sembrano essere più intelligenti.
E’ quanto è emerso da una ricerca condotta dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Università di Sassari che ha mostrato come ci siano profonde differenze tra le cellule maschili e quelle femminili.
Le prime sono meno flessibili, più stereotipate e hanno una minore capacità di adattamento alle situazioni difficili.

Obesità

L'obesità è una malattia cronica molto diffusa e in forte crescita che interessa tutti i paesi industrializzati. 
Un soggetto si definisce obeso quando il suo indice di massa corporea è superiore a 30 o quando il suo peso eccede del più del 20% rispetto al peso ideale.
Le cause dell'obesità
Viene da chiedersi perché questa patologia sia così difficile da combattere. I dati parlano chiaro: il 90% degli obesi (ma anche dei sovrappeso) che intraprende una cura dimagrante (di qualunque tipo!) non riesce a mantenere i risultati raggiunti e spesso peggiora la situazione riprendendo i chili persi con gli interessi.


perché le diete classiche non funzionano?

Diabete

     Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli 
di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta ad un’alterata quantità o funzione dell’insulina.
     L’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno.


Scacco al Diabete
Una guida pratica per controllare il diabete in 5 semplici mosse

Psoriasi e celiachia vanno a braccetto

Chi soffre della malattia delle pelle potrebbe avere anche un'intolleranza al glutine senza saperlo

STUDIO ISRAELIANO su oltre 12.500 pazienti
Psoriasi e celiachia vanno a braccetto
Chi soffre della malattia delle pelle potrebbe avere anche un'intolleranza al glutine senza saperlo

MILANO - Gli specialisti già lo immaginavano: l’esperienza clinica e alcune segnalazioni in letteratura suggerivano che alla psoriasi si potessero associare altre malattie su base immunitaria, tra le quali anche il morbo celiaco. A sostenere quest’opinione diffusa viene però oggi un grande studio condotto da alcuni ricercatori israeliani e pubblicato sul British Journal of Dermatology.

LA RICERCA - Gli studiosi hanno passato al setaccio la banca dati di Clalit, la maggiore organizzazione sanitaria di Israele, rintracciando 12.500 pazienti oltre i 20 anni a cui era stata diagnosticata la psoriasi. Ne hanno poi cercati altri 24.300 circa, appaiati ai primi per sesso ed età, nei quali invece non era mai stata segnalata la malattia. «A questo punto abbiamo contato quanti casi di celiachia ci fossero nel primo e nel secondo gruppo» spiega Arnon Cohen, dell’Università Ben Gurion del Negev a Beer-Sheva, che ha coordinato il lavoro, «e abbiamo osservato che i malati di psoriasi avevano anche un’intolleranza al glutine certificata nello 0,29 per cento dei casi, mentre in coloro che non avevano manifestazioni cutanee la prevalenza della celiachia era dello 0,11 per cento».

Celiachia tra Nutrizione e Dintorni
Per conoscere meglio una delle intolleranze più sottovalutate

LA SPIEGAZIONE - Le due malattie hanno diversi aspetti in comune. Prima di tutto non riconoscono un’unica causa, ma insorgono quando a una predisposizione genetica si sovrappongono uno o più fattori scatenanti. Per la psoriasi si chiamano in causa infezioni oppure traumi fisici o psichici, mentre a scatenare la celiachia è essenzialmente l’esposizione al glutine, la sostanza contenuta nel frumento e in altri cereali. Entrambe le patologie inoltre non riguardano un solo organo, ma interessano in diversa misura più sistemi e apparati, tanto che oggi si preferisce parlare di «malattia psoriasica», per sottolineare che non si tratta di una semplice dermatite, ma di una malattia sistemica che riguarda tutto l’organismo. Come ben sa quel 30% di soggetti che oltre alle macchie sulla pelle ha disturbi alle articolazioni riconducibili a un’artrite psoriasica. Infine, sia la psoriasi sia la celiachia si associano ad altre patologie del sistema immunitario come le tiroiditi autoimmuni o il diabete di tipo 1, probabilmente perché condividono alcuni geni che regolano (o in questi casi sregolano) l’attività del sistema immunitario.

IN PRATICA - Qual è quindi l’importanza di questo lavoro? «La sua rilevanza sta soprattutto nei grandi numeri» spiega Cohen, «che sottolinea la necessità di indagare sempre, nei malati di psoriasi, l’eventuale presenza di altre patologie concomitanti». Nei centri specializzati anche in Italia già spesso si fa di routine, sottoponendo il malato di psoriasi a varie indagini per accertarsi che dietro le macchie della pelle non si nasconda anche un diabete, un disturbo della tiroide o, appunto, una celiachia. Una malattia, quest’ultima, di cui solo negli ultimi anni, grazie a una maggiore attenzione dei medici, si sta scoprendo la grande diffusione. Fino a un po’ di tempo fa, infatti, le forme meno gravi passavano spesso inosservate e anche oggi gli esperti ritengono che ci sia una quota importante di celiaci che non sanno di esserlo. La psoriasi può aiutare a scovarli.


Roberta Villa
25 maggio 2010

Metamedicina

     Il termine "Metamedicina" è formato dal prefisso greco meta, che significa "andare al di là". Al di là della fisica non c'è la metafisica, al di là del conscio non c'è l'inconscio, e al di là del conosciuto non c'è l'ignoto?

     La Medicina e la Metamedicina potrebbero essere paragonate ad un iceberg. Mentre la Medicina si occupa della parte emergente dell'iceberg, poiché prende in considerazione i sintomi che affliggono materialmente il corpo umano, la Metamedicina agisce sulla sfera emozionale, aiutando il soggetto a liberarsi dalle emozioni che lo fanno star male e che, spesso, danno origine a disturbi psicosomatici.

     Gli studi sui rapporti mente/corpo ci informano che l'80% delle malattie sono di origine psicosomatica, ed è appunto sull'aspetto psicosomatico della malattia che interviene la Metamedicina. Essa si basa fondamentalmente su un approccio induttivo, piuttosto che deduttivo, non fa diagnosi, non prescrive farmaci, né alcun tipo di trattamento. 

Queste le differenze:

Approccio deduttivo. Quando utilizziamo le nostre conoscenze per aiutare gli altri, ci serviamo di questo approccio. Per esempio, dire a una persona "Se hai male al ginocchio vuol dire che fai troppo sport" che, visto da un punto di vista metafisico significa "vuol dire che non sei abbastanza flessibile". Va detto che tali deduzioni possono essere giuste, ma possono anche non esserlo.

Approccio induttivo. Il terapeuta non interpreta a modo suo i sintomi denunciati dalla persona; l'aiuta piuttosto nel processo che la porterà a scoprire da sola la causa della sua sofferenza ed a risolverla. In seguito, potrà guidarla attraverso un processo di liberazione della sua sofferenza emozionale, aiutarla a trovare una soluzione al suo conflitto o incoraggiarla a mettere in atto le azioni che la possono liberare.


Come funziona la Metamedicina?
La Metamedicina utilizza alcune chiavi di interpretazione che esamineremo brevemente.
  • 1. La prima chiave interessa l'organo malato e il suo ruolo o la sua funzione.
  • 2. La seconda chiave prende in considerazione la manifestazione (il sintomo) che potrebbe essere: dolore, ustione, crampi, sanguinamento, prurito, ecc.
  • 3. La terza chiave riguarda la comparsa del sintomo o il momento in cui si sono manifestati i primi sintomi. Le domande da porre dovrebbero essere: "Quando sono cominciati i disturbi? Che cosa è successo nella vita di questa persona, prima che si manifestassero i primi sintomi?
  • 4. La quarta chiave riguarda i fenomeni di risonanza. Il sintomo si manifesta con discontinuità o in una situazione particolare o in un momento ben preciso, per esempio al mattino?
  • 5. La quinta chiave consiste nell'indagare se il disturbo o la malattia comporta dei vantaggi o una scappatoia per la persona colpita.
  • 6. La sesta chiave consiste nel ricercare se questo disturbo impedisce a questa persona di fare qualcosa. Se sono cose che le piacciono, come ballare, è possibile che nasconda un senso di colpa che le crea una forma di autopunizione.
  • 7. La settima chiave consisterà nello stabilire se c'è un legame tra ciò che vive o prova la persona e la manifestazione del suo inconscio.
  • 8. L'ottava chiave consiste nello scoprire se la persona che ha chiesto il nostro consulto si trova in una fase attiva o di remissione della malattia. La fase attiva dura fino a quando dura il conflitto. Allorché non è più sconvolta, non ha più paura ed ha trovato la soluzione ai suoi problemi, ci sono delle buone possibilità che la sua malattia si trovi in una fase di recupero che la porterà alla guarigione.
  • 9. La nona chiave consiste nell'aiutare la persona a trovare la soluzione ai suoi problemi ed aiutarla a trasformare il sentimento o l'emozione in causa.
Se in seguito ci sarà un miglioramento o la sparizione del disturbo, vuol dire che la causa è stata riconosciuta e risolta. In caso contrario, è possibile che ci siano altri elementi responsabili che non sono stati identificati.
Trovi l'articolo completo in: www.metamedicina.com/It/Metamedecine.asp
Libri per approfondire

Metamedicina - Ogni Sintomo è un Messaggio
Versione nuova

Suore, Preti e Ministri che praticano Reiki

Suor Mary Mebane

Sono una suora francescana, membra di “Sister of St. Francis of Penance” e di “Christian Charity” situata a Redwood City (California) e attualmente sono al Marian Medical Center a Santa Maria (California) dove faccio la cappellana. Sono suora da 42 anni.

Ho trovato riferimenti, riguardo il Reiki, nella Bibbia. Il gesto di imporre le mani è un dono di Dio che era ampiamente usato da Gesù e i suoi discepoli e ancora oggi lo è! Il Reiki è spirituale, un modo spirituale di “Essere” e non una religione. Gli ideali ed i princìpi del Reiki sono una base consolidata e posso andarci sempre più a fondo.

Nelle mie preghiere mattutine prego sempre affinché chiunque abbia il desiderio di ricevere Reiki possa esaudirlo per mezzo di me. (Romani 14:7 Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso)

Ho sentito la presenza costante di Dio nella mia vita fin da molto piccola ed ero attratta dalla capacità di guarire da molto tempo, ma non ero sicura di come avrei potuto “impossessarmi” di questo potere. Avrei voluto chiedere timidamente a Dio di concedermi questa opportunità, ma poi ho subito ritirato la richiesta ritenendomi non abbastanza idonea.

Nel 1997 al Marian Medical Center ho visto un volantino che parlava di una pratica che comprendeva il massaggio Tai Chi e qualcosa chiamato “Reiki”. Siccome volevo imparare il Tai Chi, mi sono iscritta. Non ho imparato il Tai Chi, ma mi sono incontrata con qualcosa di molto meglio, il grande dono della guarigione del Reiki. Nella chiacchierata preliminare ho capito che ero in grado di ricevere questo dono e l’unico cosa che poteva bloccarlo era allontanarlo coscienziosamente. Non avevo intenzione di farlo, così al “Zaka Lake Retreat Center” ho ricevuto il mio primo trattamento di Reiki da Jeanette McDaniel, nel bosco sacro. Appena il trattamento ebbe inizio, vidi un’enorme fontana dalla quale zampillava energia capace di guarire e un lungo sentiero che tagliava l’orizzonte. Ho sentito una voce che mi diceva che avrei potuto percorrere quel sentiero se avessi voluto. Non me lo sono fatta ripetere due volte!

Ogni giorno nelle mie preghiere esprimo il desiderio di essere un canale di guarigione per tutti quelli che vogliono averne da me. Dio ci ha donato il libero arbitrio e non violerà mai questo dono. Quando chiedo ai pazienti se vogliano che io preghi con loro, sanno che sto pregando per la loro guarigione. Chiedo il permesso ai pazienti incoscienti a livello mentale, sapendo che il loro “io supremo” risponderà. Qualche volta la risposta è sì, altre volte no e altre volte ancora non ottengo risposta, In questo caso mando Reiki con l’intenzione che se la persona non vuole riceverlo esso si convogli a qualcun altro che lo voglia. Il mio modello è Gesù che chiese ad un uomo alla piscina di Betzata se volesse essere guarito (Giovanni 5:3-9) e non lo guarì senza il suo permesso.

Curare il corpo, la mente e lo spirito è secondo me esemplificato da Gesù nella storia dei 10 lebbrosi (Luca 17:11-19). Andarono da Lui per essere guariti e ottennero un risanamento fisico, morale e mentale (la loro auto-stima era di nuovo integra e loro “ebbero indietro le loro vite”) che lì portò ad essere reintegrati nella comunità dei fedeli. È interessante, inoltre, notare come l’unico lebbroso che è tornato a lodare il Signore non fu un Ebreo bensì uno “straniero”, un Samaritano. Il Dr. Usui come sappiamo, era un giapponese ed un buddista.

Per quanto riguarda il mandare trattamenti Reiki, è utile ricordare come Gesù stesso mandasse guarigioni. Da notare il passo tratto dal vangelo di Matteo (8:5-13) che riguarda la guarigione del servo del centurione e dal Vangelo di Marco (7:24-30) dove Gesù curò la figlia della donna Siro-fenicia. Nel vangelo secondo Luca (10:1-6), i discepoli ricevettero il mandato da Gesù di andare in ogni casa a portare la pace e se questa pace non fosse stata accettata in una qualunque di quelle dimore essa sarebbe ritornata dai discepoli. Così anche il Reiki che se inviato non è gradito ritorna indietro al mittente che lo può dunque reindirizzare a qualcun altro o alla Madre Terra.

A volte ricevo anche dei doni dopo il Reiki, pezzi di gioielleria ecc… che carico con Energia. Questa pratica è decisamente cristiana. Matteo (9:19-22)/(14:35-36) racconta che il potere guarente uscì dall’orlo o dalla frangia del mantello di Gesù. Negli atti degli apostoli (19:11-12) si dice che i fazzoletti e i grembiuli toccati da Paolo portassero la guarigione e che le persone tramite il contatto con l’ombra di Pietro si sarebbero liberate di tutti i mali portandoli alla guarigione.

Ultimo, ma non per importanza, Gesù stesso ci dice nel vangelo secondo Marco (16:18) che noi avremmo imposto le mani su i mali e i pazienti si sarebbero ripresi e nel vangelo di Giovanni (14:12) “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.”
Credo che ci siano numerose strade verso la guarigione, ma il sentiero del Reiki è quello a cui sono stata chiamata e con l’aiuto, il supporto e l’incoraggiamento che Dio mi ha donato attraverso la Bibbia e attraverso le persone che ho incontrato sulla mia strada. Spero di diventare una suora e una cristiana migliore, chiedendo a Dio di continuare a benedire me e il lavoro che svolgo come praticante e insegnante di Reiki.

Pace, Amore, Luce
Suor Mary Mebane, OSF


Traduzione: FABIO PIROVANO

Suore, Preti e Ministri che praticano Reiki
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